Il foliage dei larici lungo il Ru de Runaz – Foto di Mauro Gillio.
Il Ru de Runaz prendeva le acque del torrente di Planaval a 2170 metri di quota e le portava fino a Runaz, circa 1000 metri più in basso. La sua presa era la prima che si incontrava scendendo lungo il torrente, in poco più di duecento metri si incontravano le prese di altri tre ru.
Alessandra Armirotti, Romain Andenmatten, Tristan Allegro, Gwenaël Bertocco, Caratterizzare una rete di siti di alta montagna di età tardo-repubblicana/augustea tra Valle d’Aosta (IT) e Vallese (CH) in Montagne e Archeologie, Ed. All’insegna del Giglio, Sesto Fiorentino, 2023, ISBN 978-88-9285-218-1 e-ISBN 978-88-9285-219-8, p. 17– versione digitale disponibile qui[↩]
Capanna del Villaggio dei Salassi del Col Citrin – Foto di Gian Mario Navillod.
Ogni volta che si paga il pedaggio autostradale in Valle d’Aosta viene in mente il nome della popolazione che abitava la valle nei primi secoli avanti Cristo: i Salassi.
Scrivevano poco i Salassi, il poco che sappiamo di loro lo troviamo nelle fonti romani e negli scavi archeologici.
Capanne del Villaggio dei Salassi della Tour Ronde di Avise – Foto di Gian Mario Navillod.
Una bella gita fino alla cima della Tour Ronde dove all’interno di un grande catino detritico due millenni fa i nostri avi hanno lasciato traccia del loro passaggio.
Feritoria al secondo piano del campanile di Antey (1186) – Foto di Gian Mario Navillod.
La torre campanaria della parrocchiale di Antey1 presenta delle caratteristiche insolite che colpiscono l’occhio attento: ha due feritoie sul lato ovest, orientate verso il borgo, e una porta al piano terreno, dove la strada principale che attraversa il centro storico di Antey curva bruscamente verso Nord.
Perché in Valle d’Aosta i piccoli canali irrigui abbandonati sono chiamati ru dou pan perdu, in italiano ru del pan perdu o, in francese ru du pain perdu?
La finestra dei tre artisti a Mascognaz – Foto di Gian Mario Navillod.
Per quasi vent’anni mi son chiesto chi fossero i tre artisti che per più lune “in fraterna comunità di vita pace domandarono ed ebbero dal Cielo e dagli uomini“. Nel volume dedicato ad Ayas1 ho trovato risposta: si tratta del poeta Francesco Pastronchi, del pittore Giuseppe Falchetti e del Conte Frusta di Torino.
Statua dedicata all’Abbé Amé Gorret a Valtournenche – Foto di Gian Mario Navillod.
L’abbé Gorret che visse una ventina d’anni a Saint-Jacques-des-Allemands, capolinea del trasporto pubblico nella Valle di Ayas scrisse nella sua autobiografia1: “Gli abitanti di Ayas sono molto intelligenti, si dice che siano i più sagaci della Valle d’Aosta: dispiace che tale natura sia soffocata dallo spirito e che la franchezza sia ogni volta un problema crivellato di punti interrogativi2.
Abbé Amé Gorret, Autobiographie et écrits divers, Administration Communale de Valtournenche, Turin 1987, p. 124[↩]
“La population d’Ayas est très intelligente, on dit que c’est le peuple le plus spirituel de la Vallée d’Aoste : c’est fâcheux que la nature y soit étouffée par l’esprit et que la franchise soit toujours un problème criblé de points d’interrogation.“[↩]
I ghiacciai del Monte Rosa, sotto i puntini rossi, dal basso, il Rifugio Mezzalama e il Rifugio Guide Val d’Ayas – Foto di Gian Mario Navillod.
Nel 1734 vi erano più muli ed asini ad Ayas che ad Aosta1. Nel Ricavo Generale per la consegna del sale ne vengono indicati 187 ad Ayas, il comune con più equini della Valle d’Aosta, e 130 ad Aosta (suddivisi tra la Città e Sant’Orso).
Augusta Vittoria Cerutti in Ayas, Ed. Società Guide Champoluc-Ayas, Milano, 1968, pag. 29[↩]