“Per portare a termine un progetto così ampio ed ambizioso, cioè percorrere tutti i sentieri della Valle d’Aosta, ho dovuto trasformare l’hobby in professione, voltare pagina, cambiare abitudini consolidate negli anni1.”
Un esempio per tanti, Luca Zavatta, un uomo che ha scelto di lasciare un lavoro sicuro per promuovere i sentieri della Valle d’Aosta con molta passione e pochi contributi. In una regione in cui spesso la pachon, la passione, è largamente sostenuta dalla contrebeuchon, i contributi regionali.
Ripercorrere i suoi itinerari a tanti anni di distanza riscalda il cuore; qualcosa è cambiato nell’itinerario 442 lo racconto qui.
Il Tantané non è una montagna per bocia da condominio, si diceva una volta, vi sono tratti esposti e in alcuni punti occorre poggiare le mani. A chi soffre di vertigini consiglio il Monte Zerbion, un’escursione per tutti gli escursionisti dalle gambe allenate.
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Solo andata: 3h00
Lunghezza itinerario: 11.5 km circa
Quota partenza: 1888 m circa
Vetta Tantané: 2734 m circa
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Dislivello: 1000 m circa
Salendo verso il Col Pilaz si vede un bell’esempio di pareidolìa tra la vetta del Tantané ed i pascoli: la Beurta Teta, la Brutta Testa di La Magdeleine, una parete rocciosa che ricorda una faccia ingrugnita.
Al Col Pilaz è stata posata la prima Big Bench della Valle d’Aosta, una grande panchina rossa ai margini dell’area picnic.
Il sentiero panorama si stacca dalla sterrata poco più in alto, all’inizio del bosco. Nei primi anni l’inizio del sentiero si scorgeva a fatica, da quando è stato inserito in OpenStreetMap sono aumentati i passaggi e la traccia è diventata più visibile.
I pannelli del Sentiero Natura che con il passare delle stagioni si erano in parte danneggiati sono stati tolti ed pali di larice che li sostenevano sono stati divelti. Verranno sostituiti da una nuova installazione. Si incontrano due punti panoramici prima del bivio che porta al lago Charey, poi si prende a destra e si attraversano i pendii ripidi che precipitano verso La Magdeleine tra i larici e i rododendri.
Si attraversa una conca pianeggiante e poi si arriva sulla cresta del Monte Tantané, di fronte a sé, in lontananza, si vede il puntino bianco della Madonna dello Zerbion. Il sentiero sale con brio, si incontra una palina con le indicazioni per la vetta e una trentina di metri più in alto il sentiero si allontana dalla cresta facendo un’ampia curva tracciata per rendere più agevole l’ascensione ai turisti. Gli escursionisti esperti possono proseguire diritti lungo la via normale che da qualche decennio è stata retrocessa a scorciatoia. A 2500 metri di quota, alle spalle della targa che ricorda Hans Marguerettaz, ci si aiuta con le mani per salire su un paio di metri di rocce rotte, pochi minuti di attenzione che aggiungono un po’ di brio all’ascensione.
Su fondo della valle si scorgono le ondulazioni tipiche del rock glacier una formazione geologica prodotta dallo scorrere verso valle di roccia fratturata.
Si scorgono oltre il crinale i ghiacciai del Monte Rosa, poi l’antecima e la cima riconoscibile dalla croce moderna fatta di acciaio inox, Nel quaderno di vetta non si può aggiungere nulla, gli escursionisti hanno riempito di scritte anche la copertina, la più bella è del 22 luglio 2021, un haiku di Fra Simone.
Si ridiscende la via di salita e al primo bivio si prende a destra percorrendo il sentiero panoramico che taglia la base della montagna. A 2320 metri di quota si stacca sulla destra una traccia di sentiero che porta al villaggio dei Salassi, frequentato tra il I e il II secolo avanti Cristo.
Proseguendo verso il basso si arriva alla sterrata che sale dal Col Pilaz si passa a fianco del lago Charey, che è già completamente gelato a fine ottobre. Al disgelo, per pochi giorni, questo lago offre una varietà di colori straordinaria: sulle acque il bianco del ghiaccio si mescola all’azzurro dell’acqua, sulle rive tra il verde dell’erba bambina si scoprono i colori tenui della Pulsatilla vernalis, l’anemone di di primavera.
Si scende lungo la sterrata e in breve tempo si raggiunge il Col Pilaz. Dal colle è possibile tornare all’auto ripercorrendo il sentiero di salita o proseguendo lungo la sterrata che passa a fianco dell’area picnic e poi attraversa il bosco. Attenzione: al primo bivio prendere a sinistra, se si prosegue sulla destra la sterrata arriva a Chamois, l’unico comune delle Alpi dove si vive senza auto.