Grazie ad un’intuizione di Claudine Remacle, la studiosa che ha dedicato la vita allo studio dell’architettura rurale valdostana, dal 19901 la Regione Autonoma della Valle d’Aosta ha finanziato degli studi per datare le vecchie costruzioni in legno della Valle d’Aosta e con grande sorpresa si è scoperto che almeno una ventina grenier valdostani sono stati costruiti prima della scoperta dell’America.
Il più bello, il grenier di Clemencey è diventato un B&B, quello del Petit-Monde di Torgnon fa parte del museo etnografico omonimo.
Come è stato possibile datare con precisione le costruzioni lignee valdostane? Ci si è rivolti al Laboratoire Romand de Dendrochronologie che ad un costo di circa mille euro per edificio, ha inviato i suoi tecnici armati di succhiello per prelevare i campioni, li ha analizzati ed ha determinato l’anno di abbattimento degli alberi utilizzati nell’edificio.
Valerie Trouet nel suo libro intitolato Gli anelli della Vita2 ripercorre la storia della dendrocronologia e del clima.
Non tutti gli alberi producono anelli di crescita annuali, vi sono specie africane dove l’analisi dendrocronologica è impossibile perché mancano gli anelli di crescita.
Perchè si formino degli anelli ben leggibili occorrono alberi che dopo una pausa nella stagione fredda riprendono a crescere producendo grandi cellule che servono al trasporto dell’acqua nel caso delle conifere o veri e propri vasi nei quali scorre la linfa nel caso delle latifoglie. Sul finire dell’estate le cellule e i vasi diventano più stretti.
Così anno dopo anno si alternano anelli chiari che si formano al risveglio dell’albero e anelli scuri che si formano quando l’albero si prepara alla stagione fredda.
Qualche buona notizia
Dal tronco di Adonis3 , un pino loricato (Pinus heldreichii) greco è stata estratta nel 2016 una serie di 1075 anelli crescita senza raggiungere il midollo, rendendolo, secondo Valerie Trouet l’albero datato dendrologicamente più longevo d’Europa.
In America il record di longevità appartiene ad un Pinus longaeva che nel 2012 aveva 5062 anni.
In Germania è stata costruita la serie degli anelli di crescita del pino e della quercia che va dai giorni nostri al 10’644 a.C. un lasso di tempo che copre il periodo che parte dal ritiro dei ghiacciai dopo l’ultima glaciazione e arriva ad oggi4 utilizzando i tronchi sub fossili sepolti nei depositi fluviali. Sono alberi cresciuti lungo il corso di grossi fiumi che travolti dalle alluvioni e sepolti dai detriti hanno resistito alla decomposizione grazie alla mancanza di ossigeno.
Il grande freddo del 536
Scrive Giovanni da Efeso “Il sole si oscurò, e l’oscurità durò per 18 mesi. Ogni giorno il sole sorgeva per circa quattro ore, e la luce non era che una debole ombra“5 Gli effetti di una potente eruzione vulcanica iniziata nel 536 seguita da un’altra nel 540 e da una terza, meno potente, nel 547 sono stati rilevati negli anelli di crescita di alberi austriaci e russi. Il grande volume di polveri immesso nell’atmosfera respinse i raggi solari e abbassò la temperatura media di un paio di gradi dando in via alla piccola età glaciale tardoantica che durò un centinaio di anni.
- Claudine Remacle in Revue Valdotaine d’Histoire Naturelle n. 45, 1991, pag. 143 – versione digitale disponibile qui: https://www.sfv.it/public/uploads/Revue/1991%2045_web.pdf[↩]
- Valerie Trouet, Gli anelli della Vita, Bollati Boringhieri, Torino 2022, ISBN 978-88-339-3787-8, pag. 17[↩]
- Valerie Trouet, Gli anelli della Vita, op. cit., pag. 45[↩]
- Valerie Trouet, Gli anelli della Vita, op. cit., pag. 71[↩]
- Valerie Trouet, Gli anelli della Vita, op. cit., pag. 161[↩]