La finestra dei tre artisti a Mascognaz – Foto di Gian Mario Navillod.
Per quasi vent’anni mi son chiesto chi fossero i tre artisti che per più lune “in fraterna comunità di vita pace domandarono ed ebbero dal Cielo e dagli uomini“. Nel volume dedicato ad Ayas1 ho trovato risposta: si tratta del poeta Francesco Pastronchi, del pittore Giuseppe Falchetti e del Conte Frusta di Torino.
Statua dedicata all’Abbé Amé Gorret a Valtournenche – Foto di Gian Mario Navillod.
L’abbé Gorret che visse una ventina d’anni a Saint-Jacques-des-Allemands, capolinea del trasporto pubblico nella Valle di Ayas scrisse nella sua autobiografia1: “Gli abitanti di Ayas sono molto intelligenti, si dice che siano i più sagaci della Valle d’Aosta: dispiace che tale natura sia soffocata dallo spirito e che la franchezza sia ogni volta un problema crivellato di punti interrogativi2.
Abbé Amé Gorret, Autobiographie et écrits divers, Administration Communale de Valtournenche, Turin 1987, p. 124[↩]
“La population d’Ayas est très intelligente, on dit que c’est le peuple le plus spirituel de la Vallée d’Aoste : c’est fâcheux que la nature y soit étouffée par l’esprit et que la franchise soit toujours un problème criblé de points d’interrogation.“[↩]
I ghiacciai del Monte Rosa, sotto i puntini rossi, dal basso, il Rifugio Mezzalama e il Rifugio Guide Val d’Ayas – Foto di Gian Mario Navillod.
Nel 1734 vi erano più muli ed asini ad Ayas che ad Aosta1. Nel Ricavo Generale per la consegna del sale ne vengono indicati 187 ad Ayas, il comune con più equini della Valle d’Aosta, e 130 ad Aosta (suddivisi tra la Città e Sant’Orso).
Augusta Vittoria Cerutti in Ayas, Ed. Società Guide Champoluc-Ayas, Milano, 1968, pag. 29[↩]
“C’è solo da augurarsi che il grande Santuario possa un giorno ripopolarsi di visitatori, seguendo i tracciati da realizzare e percorsi organizzati per turisti, al fine di permettere visite di comitive … nella nuova luce di un passato che non poteva più continuare a rimanere nascosto sotto la vegetazione in un silenzio … di tomba“1
Le macine della Valmeriana – Foto di Gian Mario Navillod.
Le macine della Valmeriana sono ricavate dalla pietra ollare, una pietra che prende il nome dal latino “olla“, pentola, perché è stata utilizzata sin dalla preistoria per realizzare oggetti che resistessero al calore come pentole, stufe2 e stampi per le fusioni. Grazie alla sua bassa durezza e alla facile lavorabilità in antichità sono stati costruiti persino dei bracciali in pietra ollare3. Continua la lettura di Le macine della Valmeriana→
Mario Catalano, Santuario astronomico delle ruote cosmiche in Val Mariana, Diffusioni Grafiche SpA, Villanova Monferrato, 2002, pag. 10[↩]
Nel 1838 il comune di Champorcher affidò all’artista Perruchon la costruzione di una stufa in pietra ollare per scaldare la scuola e la sala del consiglio – in Fausta Baudin, Champorcher la storia di una comunità dai suoi documenti, Arti Grafiche Duc, Aosta, 1999, pag. 204[↩]
Paolo Castello, Stefano de Leo, Pietra ollare della Valle d’Aosta: caratterizzazione petrografica e inventario degli affioramenti, cave e laboratori in Bulletin d’Études Préhistoriques et Archéologiques Alpines, 2007,18, Aoste, versione digitatale disponibile qui. – Pag. 53[↩]
Qualche appunto di storia delle fortificazioni tratto da Tapazovaldoten – foto di Gian Mario Navillod.
Scrive1 Silvano Lucat nel 1893 che nell’autunno del 1690, “Il consigliere Arnod si impegnava nel frattempo a far costruire, per i trinceramenti de La Tairaz, sopra La Thuile, dei cannoni di legno cerchiati di ferro, che potevano tirare cinque o sei colpi. Glieli si consegnò a cinquanta soldi al pezzo“.
La cappella e il lago e la diga di Cignana dal sentiero per il Col di Fort – Foto di Gian Mario Navillod.
“Con quella obiettività che mai si deve dipartire da un sereno esame tecnico dobbiamo riconoscere che delle grandi società che hanno ottenuto concessioni idrauliche in Valle d’Aosta, l’unica che sino ad oggi abbia messo allo studio e realizzato un congegno di impianti idroelettrici razionali e veramente geniali è la Società Idroelettrica Piemonte“1 così scriveva nell’immediato dopoguerra2 l’ing. Annibale Torrione. Era uno che se intendeva, nel 1950 scriverà un’opuscolo edito dalla CGIL sullo “sfruttamento idroelettrico delle acque della Valle d’Aosta“3. I grandi impianti idroelettrici avevano due obiettivi: produzione di energia elettrica per far funzionare le fabbriche e dar lavoro agli operai, creare riserve d’acqua per l’irrigazione.
Le statistiche relative al consumo di energia elettrica in Italia sono disponibili sul sito di TERNA1 e sono un buon punto di partenza per ragionare sull’argomento.
Grafico 1 – Fabbisogno elettrico italiano di lunedì 13 gennaio 2025 (C) TERNA SpA – in rosso quanto previsto, in blu quanto fornito.
Nel primo grafico si nota che il picco di richiesta di energia elettrica in un lunedì lavorativo di gennaio si ha di giorno e sfiora i 50 Gwh, la notte la richiesta di energia scenda a circa la metà.
Cinque anni fa la richiesta di energia non era molto diversa, lo si vede nel secondo grafico.
Grafico 2 – Fabbisogno elettrico italiano di lunedì 13 gennaio 2020 (C) TERNA SpA – in rosso quanto previsto, in blu quanto fornito.
La cattedrale di Gilliarey nella valle del Cervino – Foto di Gian Mario Navillod.
Il Gran Ciambellano DSC e Gilliarey ringrazia la gentile guida che lo ha accompagnato nel sopralluogo all’interno del bosco di protezione di Liès e lo ha validamente aiutato ne
La guida Gian Mario Navillod all’ingresso della finestra di Liès – Foto di Claudia Corazza.