L’allora tenente Ardengo Soffici, pittore, scrittore ed intellettuale fascista, dedicò il suo diario sulla ritirata di Caporetto “Ai generali Cadorna e Capello con fedeltà1”. Ne trascrivo alcuni estratti a sostegno della tesi che i comandi italiani erano perfettamente informati dell’imminente attacco e che non seppero né contenere lo sfondamento delle linee né dirigere il ripiegamento.
Grazie al Prof. Alessandro Barbero per il libro che ha dedicato a Caporetto.
Alcuni anni dopo, in occasione di un colloquio con Mussolini perorò la causa del generale Capello caduto in disgrazia dopo Caporetto in questi termini: “Che ne pensi del generale Capello? – chiesi a Mussolini. – Che è un buon generale: uno dei migliori generali che abbiamo avuto nella guerra. … – L’ho visto ora nell’anticamera e mi ha pregato di raccomandarti la sua sistemazione. E’ in una situazione terribile: la moglie, tre ragazze, un figlio malato completamente idiota, e non sa come andare avanti. Non sta neanche bene. – Lo so ma il generale Capello non vuol capire una cosa: son anni e anni che non fa altro che polemizzare, scrivere, discutere. Parla e si agita troppo. Ora, Caporetto c’è stato. La 2a armata la comandava lui, ed a lui è toccata la responsabilità. E’ inutile farla tanto lunga: certi argomento son come la merda, più si rimestano e più puzzano. Anche il generale Bongiovanni aveva responsabilità gravissime; ma è stato sempre quieto, disciplinato, ed io l’ho mandato in Africa con un incarico importante e onorifico2.”
13 ottobre
“Alla mensa apprendo anche notizie più precise circa questa faccenda dell’offensiva austriaca, che pare avverrà sul serio3.”
16 ottobre
“... siamo stati introdotti in una camera calda come come un forno dalla quale Sua Eccellenza [il generale Capello, sofferente di nefrite NdR] non esce ancora … era seduto in una poltrona, vicino ad un tavolino, e vestito di un ampio pijama bigio scuro … ha detto Sua Eccellenza … – siamo minacciati di una grossa offensiva austro-tedesca – … Ed ha concluso: – Già! Pare che vogliano attaccarmi, ed io non domando di meglio. Vuol dire che prenderò anche dei tedeschi per la mia collezione di prigionieri; e cercheremo di pigliarne molti4.”
19 ottobre
“… il colonnello Prandoni [Raffaele NdR] … – si fa troppo assegnamento – ha detto – sulla preponderanza del numero. Si pensa che un milione d’uomini schierati lungo tutto il fronte debbano necessariamente aver ragione di sette o ottocentomila che stanno loro davanti. E’ uno sbaglio. Una regola strategica essenziale è invece di avere quella superiorità numerica sì, ma in un punto e in un momento dato5.”
21 ottobre
“Il generale Egidi [Silvio NdR] è ancora sulla porta, impassibile, e anche allegro. – per diverse ragioni – dice fregandosi le mani – sono contentissimo che ci attacchino. Abbiamo in mano il loro ordine di operazioni6.”
22 ottobre
“Gli austro-tedeschi dovrebbero attaccare stanotte alle due … c’è per aria la solita inquietudine che precede tutte le azioni. Ciò che irrita il maestro Toscanini [Arturo Toscanini, interventista, rientrò in Italia nel 1915 e diresse dei concerti al fronte. NdR], il quale è ancora qui con noi e non sa capacitarsi come si possa dubitare un istante sull’esito della battaglia7.”
23 ottobre
“Gli austriaci non hanno attaccato … da intercettazioni telefoniche , resultava che l’attacco era rimandato di ventiquattro ore. Sarà dunque per questa notte … Il generale Capello ha telegrafato da Padova che, sentendosi meglio in salute, è pronto a riprendere il comando … L’attacco è cominciato all’ora precisa prevista, nel punto e nel modo stabiliti nell’ordine di operazione che conosciamo8.”
24 ottobre ore 2 inizia l’attacco
24 ottobre ore 4
“Il nemico attacca da tutte le parti; avanza nella valle di Caporetto … Le truppe nemiche sono entrate in Caporetto. I nostri resistono ancora sui monti9.”
“Non ho il coraggio di interrogare il Sottocapo o il generale Egidi, nero in viso e agitato. Ma capisco che qui avviene qualcosa di tremendo. Passano per le vie soldati fangosi, col cappotto mézzo [inzuppato NdR] di pioggia, senza fucile, che vanno verso il Comando di Tappa … ho trovato la stradetta scura piena di soldati che si accalcavano alla porta del Comando di Tappa. Folla grigia, inzuppata d’acqua, silenziosa e lamentevole, che alla prima non ho capito cosa facesse lì … Sono sbandati come quelli che ho veduto per le strade stamani – e sono tanti10!”
25 ottobre
“Il generale Cadorna è arrivato a Cividale ed ha avuto un lungo colloquio col generale Capello ricaduto malato. Questi ha poi abbandonato il comando al generale Montuori; dopo aver dettato – dicesi – l’ordine di ritirata al Tagliamento11!”
26 ottobre
“Ho cominciato ad incontrare … file di camions che via via si serravano, diventavano colonne ininterrotte. Più avanti commiste alle vetture, erano carrette e veicoli militari; più avanti ancora carri di contadini, carichi di gente impaurita e di suppellettili; poi cavalli e soldati e – borghesi – alla rinfusa, avanzanti senza più ordine alcuno12.”
27 ottobre
“Andremo sul Tagliamento, al ponte di Bonsicco, per formarvi una testa di ponte13.”
28 ottobre
“Poveri vecchi, esausti, coperti di polvere, camminavano traballando tra i ciottoli; signore giovinette, spvaentate, sudate, col cappellino di traverso, le braccia cariche di fagotti o di bimbi, aspettavano ai pioli aspettavano che qualcuno avesse compassione di loro e le caricase su qualche carro … soldati senza fucile né zaino … mescolati alla folla borghese aiutavano questo o quello a portare un fardello, un bimbo, a rialzare una bestia stramazzata per terra14.”
“Sulle facce, più che il terrore si leggeva il dolore e la stanchezza. Qui poi non mancavano neanche figure di giovialità e magari aspetti da commedia. Un artigliere, per esempio, che vidi sfilare tra gli altri a cavalcioni sopra un cassone pelando allegramente un pollo , fra le risa dei compagni; un fantaccino che se ne andava serio serio col suo fucile a tracolla portando infilato nella baionetta innestata un bianco quadrato di carnesecca15.”
“Mi domandavo che cosa potesse accadere in testa al ponte per causare quello straordinario ristagno … vidi che non c’era nulla, se non un maggiore inviperito … il quale per far sfoggio della sua autorità impediva a chiunque di passare finché non piacesse a lui. Mentre dietro di noi c’era ancora metà dell’armata, centinaia di migliaia di profughi e un diluvio di cannoni … sarebbe bastato ordinar tutto su due file ben distinte … per dar sfogo all’ingombro e salvar quasi tutto16.”
“Mi parve mio dovere informare il generale [Egidi NdR] dello spaventoso disordine che avevo osservato per le strade e sul ponte. – Ma come! – urlò pieno di collera – Ma se ho dato disposizioni precisissime; ho inviato dappertutto legioni di carabinieri, ufficiali(Ardengo Soffici, I diari della Grande Guerra, op. cit., pag. 299))…”
7 novembre
“a Conegliano … le scene del saccheggio si moltiplicavano. Ma quello che m’ho colpito soprattutto, per la sua miseria e ridicolo insieme, è stata la vista di molti soldati e civili, che tutti venivano in frotta da una via lì prossima con uno o più ombrelli in mano … A quello spettacolo bestiale, abbiamo domandato a un colonnello dei carabinieri, che ci era accanto, se proprio non fosse possibile farlo cessare. – Che cosa voglion fare? – ha risposto? è una pazzia. – Guardino. E scostando dal busto il proprio braccio, ci ha mostrato due ombrelli, uno da uomo e uno da donna, che v’erano appesi17.”
8 novembre
“Il cigno di Creda, bisognerà ricordarsene. Quel comandante di Corpo d’Armata [l’autore allude al generale Alberto Cavaciocchi NdR] che aveva fatto della propria sede una specie di villeggiatura, con un giardinetto, una vasca dove aveva fatto portare un cigno, e ci viveva in pijama, dando dei five o’clok tea; ma che al momento dell’offensiva se l’era trovata presa improvvisamente a cannonate che hanno fatto saltare tutto18.”
Mio nonno carabiniere a cavallo nella prima guerra mondiale tornò a casa, suo fratello no.
- Ardengo Soffici, I diari della Grande Guerra, Vallecchi editore, Firenze 1986, pag. 207[↩]
- Ardengo Soffici, I diari della Grande Guerra, op. cit., pag. 22[↩]
- Ardengo Soffici, I diari della Grande Guerra, op. cit., pag. 216[↩]
- Ardengo Soffici, I diari della Grande Guerra, op. cit., pagg. 218 – 219[↩]
- Ardengo Soffici, I diari della Grande Guerra, op. cit., pag. 234[↩]
- Ardengo Soffici, I diari della Grande Guerra, op. cit., pag. 239[↩]
- Ardengo Soffici, I diari della Grande Guerra, op. cit., pag. 240[↩]
- Ardengo Soffici, I diari della Grande Guerra, op. cit., pag. 241[↩]
- Ardengo Soffici, I diari della Grande Guerra, op. cit., pag. 243[↩]
- Ardengo Soffici, I diari della Grande Guerra, op. cit., pag. 244[↩]
- Ardengo Soffici, I diari della Grande Guerra, op. cit., pag. 244-245[↩]
- Ardengo Soffici, I diari della Grande Guerra, op. cit., pag. 263[↩]
- Ardengo Soffici, I diari della Grande Guerra, op. cit., pag. 270[↩]
- Ardengo Soffici, I diari della Grande Guerra, op. cit., pag. 272 – 273[↩]
- Ardengo Soffici, I diari della Grande Guerra, op. cit., pag. 292[↩]
- Ardengo Soffici, I diari della Grande Guerra, op. cit., pag. 294[↩]
- Ardengo Soffici, I diari della Grande Guerra, op. cit., pag. 342-243[↩]
- Ardengo Soffici, I diari della Grande Guerra, op. cit., pag. 346[↩]