Ru de la Cherva

Ru de la Cherva - Foto di Gian Mario Navillod.
Ru de la Cherva – Foto di Gian Mario Navillod.

L’escursione lungo il Ru de la Cherva permette di scoprire gli ampi pascoli nascosti ai piedi del Monte Zerbion. Si cammina su strade sterrate silenziose, tra boschi di conifere e piccoli alpeggi. Chi è dotato di gambe allenate può percorrerla in bici.

Accesso

Dall’uscita autostradale di Châtillon-Saint-Vincent seguire le indicazioni per Cervinia e risalire la valle lungo la strada regionale 46. Subito dopo l’ufficio informazioni turistiche di Antey girare a destra seguendo le indicazioni per La Magdeleine. Dopo il villaggio di Challien prendere a destra la strada che porta a Promiod e lasciare l’auto nell’ampio parcheggio all’inizio del villaggio.
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Lunghezza itinerario: 5.8 km
Quota partenza: 1496 m
Quota presa: 1766 m
Quota scarico:  1665 m circa
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Dislivello: 370 m circa
In bici: consigliato
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Descrizione

Ci si avvia lungo la strada asfaltata che sale dietro il parcheggio, al tornante si lascia sulla sinistra la mulattiera che sale verso La Magdeleine e si prosegue in piano sulla pista in terra battuta. In alto sono ancora ben conservati i terrazzamenti coltivati a cereali fino a metà del XX secolo. Sotto la strada si vedono le case del grande villaggio di Promiod che ospitavano alla fine del 1700 quasi cinquecento persone.

La vista spazia sulle montagne che seguono il corso della Dora Baltea: dal Mont Lyan, al Barbeston al Monte Emilius. A ovest si vede la montagna che domina l’abitato di Torgnon, la Becca d’Avert e, più lontana, quella di Verrayes, la Cima Longhede riconoscibile dalla grande croce in ferro costruita sulla cima.

Ex rifugio CAI della Portola intitolato a Maria d’Entrèves Gamba - Foto di Gian Mario Navillod.
Sotto il Col Portola si vede ancora l’ex rifugio CAI della Portola intitolato a Maria d’Entrèves Gamba – Foto di Gian Mario Navillod.

Si incrocia la vecchia mulattiera che porta al Col Portola, se si prosegue sul selciato vecchio di secoli e lisciato di ferri dei muli si tagliano tre tornanti della pista che risale il vallone. Se si preferisce una salita più graduale si prosegue diritti sulla sterrata ed al bivio successivo si prende a sinistra. Dopo le prime curva la pendenza diminuisce. Si lasciano sulla sinistra i muri slabbrati dell’Alpe Boettes costruiti con pietrame e malta di terra, un tipo di muratura economica che ha un bassissimo impatto ambientale. I muri in terra se tenuti al riparo dagli agenti atmosferici  non temono lo scorrere del tempo ma esposti alla pioggia si disfano come un castello di sabbia. Al tornante si prende a destra avvicinandosi al fondo del vallone. A monte il terreno è trattenuto da gabbioni metallici, a valle le radici del bosco svolgono la stessa funzione e fissano nello stesso tempo i gas responsabili dell’effetto serra, un buon motivo per preferire la coltivazione del bosco alla costruzione di muri di contenimento.

Dissabbiatore del Ru de la Cherva sotto la neve - Foto di Gian Mario Navillod.
Dissabbiatore del Ru de la Cherva sotto la neve – Foto di Gian Mario Navillod.

A pochi metri dal guado sul torrente Promiod si vede una griglia metallica: è la presa del Ru de la Cherva che passa nel dissabbiatore e poi scompare sotto terra in una conduttura a pressione. La pista prosegue in leggera discesa nel bosco di conifere. Ai piedi degli abeti si vedono i grandi nidi della Formica rufa che ospitano centinaia di migliaia di individui: la parte visibile del nido è la mansarda che è abitata in estate, in inverno le formiche si spostano in cantina, nelle gallerie sotterranee dove il freddo intenso non arriva.

Confini di particelle forestali lungo il Ru de la Cherva - Foto di Gian Mario Navillod.
Confini di particelle forestali lungo il Ru de la Cherva – Foto di Gian Mario Navillod.

Si passa a fianco di un dosso roccioso, la pendenza aumenta e ai lati della pista si vedono alcuni tratti del vecchio alveo. Trecento metri prima di raggiungere i pascoli di Le Cheney si attraversa il bosco devastato dall’incendio del 1990 che durò due giorni interi: il 22 e 23 marzo(1)La Stampa del 24/03/1999, pag. 47, versione digitale disponibile qui. A trent’anni di distanza sono ancora ben visibili le tracce lasciate dal fuoco, spiccano in alto, dipinti sulle rocce, i numeri delle particelle forestali bruciate dall’incendio. I pianori intorno all’Alpe Cheney sono un grande balcone panoramico sul fondovalle dominato dalla vetta del Monte Zerbion.

Vasca del Ru de la Cherva a Cheney - Foto di Gian Mario Navillod.
Vasca del Ru de la Cherva a Cheney – Foto di Gian Mario Navillod.

Arrivati al quadrivio e possibile proseguire in leggere salita verso il villaggio fino a raggiungere la grande vasca antincendio nella quale si riflette l’azzurro del cielo oppure seguire la sterrata che serpeggia prima in piano e poi con una discesa sempre più ripida fino allo scarico del ru sotto L’Etavey.

Curiosità

La presa del Ru de la Cherva  deriva le acque del torrente Promiod a 1766 m di quota, circa 200 metri più in alto di quella del Ru de Promiod. Poiché nei momenti di siccità  sorgevano spesso discussioni tra gli utilizzatori dei due ru a causa della ridotta portata del torrente, si propose nella seconda metà del 1700 un utilizzo alternato dei due ru, dieci giorni l’uno e dieci gironi l’altro(2)Maria Vassallo, Châtillon in età moderna, Le Château edizioni, Aosta, 2001, ISBN 88-87214-80-8, pag. 114.

Fiore di anemone di Haller (Pulsatilla halleri) - Foto di Gian Mario Navillod.
Fiore di anemone di Haller (Pulsatilla halleri) – Foto di Gian Mario Navillod.

Botanica

Nei pascoli a ponente dell’Alpe Cheney fiorisce a 1700 metri di quota un’anemone dal colore azzurro intenso, la Pulsatilla halleri, un fiore raro in questa zona che può essere confuso con la Pulsatilla montana, una specie dal colore viola scuro che in Valle d’Aosta non cresce sopra i 1550 metri di quota.

Fiore di anemone di Haller (Pulsatilla halleri) - Foto di Gian Mario Navillod.
Fiore di anemone di Haller (Pulsatilla halleri) – Foto di Gian Mario Navillod.

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Note[+]