Grazie ad un’intuizione di Claudine Remacle, la studiosa che ha dedicato la vita allo studio dell’architettura rurale valdostana, dal 1990(1)Claudine Remacle in Revue Valdotaine d’Histoire Naturelle n. 45, 1991, pag. 143 – versione digitale disponibile qui: https://www.sfv.it/public/uploads/Revue/1991%2045_web.pdf la Regione Autonoma della Valle d’Aosta ha finanziato degli studi per datare le vecchie costruzioni in legno della Valle d’Aosta e con grande sorpresa si è scoperto che almeno una ventina grenier valdostani sono stati costruiti prima della scoperta dell’America.
L’allora tenente Ardengo Soffici, pittore, scrittore ed intellettuale fascista, dedicò il suo diario sulla ritirata di Caporetto “Ai generali Cadorna e Capello con fedeltà(1)Ardengo Soffici, I diari della Grande Guerra, Vallecchi editore, Firenze 1986, pag. 207”. Ne trascrivo alcuni estratti a sostegno della tesi che i comandi italiani erano perfettamente informati dell’imminente attacco e che non seppero né contenere lo sfondamento delle linee né dirigere il ripiegamento.
Nelle valli alpine gli effetti del riscaldamento globale sono tangibili: nella Valle del Cervino la pista di fondo della mia giovinezza non esiste più perché a 1000 metri di quota la neve è un’apparizione sempre più rara.
Il prof. Alessandro Barbero nel poderoso volume che ha dedicato alla battaglia di Caporetto contrappone alcune curiose abitudini dei generali italiani del tempo, sicuri che le guerre si vincessero grazie a circolari sufficientemente roboanti, al pragmatismo dell’esercito tedesco che travolse le linee italiane.
L’imitazione della Marsigliese venne composta da Cerlogne nel 1887 e pubblicata il 16 aprile 1889. Nel quaderno in cui riporta la cronologia delle sue opere dal 1859 al 1900 l’autore riporta la seguente nota:
La penna a tratti corrosiva dell’Abbé Trèves sintetizza l’ascesa e la caduta del primo Presidente della Lega Antialcoolica Valdostana tra maggio 1912, il mese della Vergine e settembre 1913, quello della vendemmia.
Ricordo un viaggio notturno nel 1978 dalla Valle d’Aosta a Torino per vedere la Sacra Sindone e ricordo anche la ferma opinione della mia cattolicissima zia che errori della datazione con il carbonio 14 erano possibili e dovuti o all’incendio del 1500 o alla resurrezione di Cristo. La fede non si discute. Continua la lettura di La Sacra Sindone→
Felicien Gamba, La sorcière de Saint-Vincent, XLI Bulletin de la Société académique du duché d’Aoste, Imprimerie ITLA, Aoste, 1964, pag. 298-299 – versione digitale disponibile qui.
Il Gran Ciambellano di Gilliarey nell’aggiornare l’indice dei libri consigliati ha scorso sempre più incuriosito l’agile volumetto di Alberto Grandi intitolato Denominazione di origine inventata: Le bugie del marketing sui prodotti tipici italiani scoprendo, ad esempio, che la Focaccia di Recco col formaggio, IGP dal 2011 e inserita dall’Unione Europea nei prodotti tutelati a partire dal 2015, non si differenzia poi molto da una qualsiasi focaccia al formaggio non lievitata cotta nel forno sottocasa. Però, scorrendo il suo disciplinare di produzione(1)Disciplinare di produzione della indicazione geografica protetta “Focaccia di Recco col formaggio” disponibile in versione digitale qui: https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeAttachment.php/L/IT/D/f%252F0%252F1%252FD.f2c066fe32fce2b79cdb/P/BLOB%3AID%3D3347/E/pdf?mode=download si scopre che farina, olio e formaggio possono arrivare da un qualsiasi punto del globo terraqueo e, perché diventino un alimento IGP, è sufficiente che la lavorazione avvenga all’interno del “territorio del comune di Recco e dei comuni confinanti di Avegno, Sori e Camogli” seguendo le prescrizioni del consorzio. Essendo escluso da disciplinare “ogni trattamento di pre-cottura, surgelazione, congelazione o altra tecnica di conservazione” diventa difficile commercializzare la Focaccia di Recco fuori dal territorio vocato.
In Lombardia
Nel 2015 per promuovere la Focaccia di Recco col formaggio il consorzio pensò bene di aprire uno stand all’Artigiano in Fiera di Rho (MI) nel quale veniva prodotta una focaccia al formaggio con gli ingredienti di quella di Recco, la lavorazione di quella di Recco ma che non poteva essere venduta come Focaccia di Recco col formaggio perché proprio il disciplinare redatto dal consorzio e approvato dall’Unione Europea prevede che possa essere prodotta sono nei comuni di Recco, Avegno, Sori e Camogli. Di conseguenza lo striscione che pubblicizzava “Focaccia di Recco col formaggio” fu sequestrato dai carabinieri del NAS per tutelare i consumatori.
In Valle d’Aosta
La Valle d’Aosta può fregiarsi di due alimenti DOP: il “Valle d’Aosta Lard d’Arnad”(2)https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeAttachment.php/L/IT/D/d%252F0%252Fe%252FD.069cb4c9aeaff0680e56/P/BLOB%3AID%3D2010/E/pdf?mode=download prodotto esclusivamente nel comune di Arnad e il “Valle d’Aosta Jambon de Bosses”(3)https://www.regione.vda.it/allegato.aspx?pk=72466 prodotto esclusivamente nel comune di Saint-Rhemy-en-Bosses.
Confrontando i dati raccolti dall’ISTAT con il numero di Comuni nei quali è suddivisa la Valle d’Aosta (74) si constata che nella regione più piccola d’Italia vi sono più sindaci che maiali(4)I dati ISTAT riportano 71 maiali a dicembre 2020, 59 a dicembre 2021, 42 a dicembre 2022 il che è confortante dal punto di vista morale ma apre ad un’interessante riflessione sulla funzione della Denominazione di Origine Protetta.
A Gilliarey
Il Consiglio Nazionale per l’Economia di Gilliarey (CNEG) è stato incaricato dal Gran Ciambellano Pro Tempore di vagliare le proposte per l’istituzione di alcune IGP all’interno dell’unico Regno Repubblicano delle Alpi. In attesa dei relativi disciplinari si pubblicano di seguito, con vincolo di riservatezza, ingredienti e modalità di produzione.
Baci di Gilliarey
Battere il mascarpone con poco zucchero, unire due amaretti con la crema ottenuto indi tuffarli brevemente in una tazza di caffè allungata in acqua di Gilliarey, rotolarli in polvere di cocco e servire con deferenza, senza essere servili(5)La tecnica appropriata è riportata qui: https://www.youtube.com/watch?v=qQzMlCdGLc0&t=32s.
Île flottante di Gilliarey
Battere un turlo con due cucchiai di zucchero, aggiungere poca vanillina, 100 g di latte, riscaldare e quando la crema inglese è cotta impiattare. In una scodella battere a neve un albume con un cucchiaio di zucchero, un sospiro di vanillina e uno di acqua di Gilliarey, cuocere nel forno a microoonde alla massima potenza per pochi minuti. Servire sopra la crema inglese e guarnire con caramello.