Il 14 luglio 2015 si è festeggiato il centocinquantesimo anniversario della prima ascensione sul Cervino/Matterhorn da parte della cordata di Edward Whymper.
Tre giorni dopo, il 17 luglio 1865 veniva aperta la via italiana al Cervino grazie a Amé Gorret il celebre prete alpinista nato a Valtournenche.
La Tour du Pailleron alla fine del 1800 era quanto rimaneva di un pagliaio coperto da un tetto a due falde danneggiato da un incendio. Le sue precarie condizioni statiche indussero il sindaco di Aosta a proporne la demolizione nel 1884. Fortunatamente il Ministero dell’Istruzione Pubblica fu di parere opposto e Alfredo d’Andrade poté aprire nel 1891 il suo cantiere di restauro seguendo le nuove teorie: “Il materiale diverso da quello impiegato, nel restauro serve ad impedire la confusione che altrimenti potrebbe succedere fra ciò che è genuino e ciò che si aggiunge“.1.
In una lettera del 1893 Alfredo d’Andrade esprime scarsa considerazione per gli amministratori di Aosta: “Non mi meraviglio punto che il Consiglio Comunale di Aosta parli della conservazione dei monumenti della città nel modo che ne ha parlato, ma quello che mi meraviglierebbe, se non sapessi essere l’avvocato Frassy altrettanto valdostano quanto la più parte dei suoi colleghi del Consiglio comunale, sarebbe che il suddetto si sia fatto il portavoce di quelle insulsaggini … Non occupiamoci dunque di quanto lassù si pensa di ciò che non intendono“.
Questo giudizio così severo sembra abbia tolto agli amministratori ogni velleità di intervento sulla torre che a più di centro anni dal restauro che l’ha salvata accoglie ancora i turisti con il colore sgargiante dei mattoni che stride con quello di pietra e calce usato in epoca romana. Basterebbe una mano di calce per rendere meno violento il contrasto, ma meglio non pensare a ciò di cui non si intende.
Pagina del 19.12.2020 ultimo aggiornamento 8.12.2021
Maria Cristina Fazari, Una demolizione sventata e un restauro esemplare il caso della Torre del Pailleron ad Aosta, in Bollettino della Soprintendenza per i beni e le attività culturali della Regione Autonoma della Valle d’Aosta n° 15 del 2018-19, pag. 64[↩]
A questa domanda risponde affermativamente Umberto Mònterin in un articolo del 19361 nel quale segnale il ritrovamento nella valle di Gressoney di ceppi di conifere ad un’altezza superiore di circa 200 metri a quella di crescita del bosco agli inizi del XX secolo.
L’assedio al forte di Bard del 1800 da parte delle truppe di Napoleone ha lasciato un segno profondo nella memoria collettiva e a volte il racconto di quei giorni epici passando di bocca in bocca viene ingigantito e travisato.
I profani sono convinti che la meteorologia non sia ancora una scienza esatta, soprattutto in Valle d’Aosta dove le cime più alte delle Alpi fanno da scudo alle nuvole cariche d’umidità che arrivano sia dall’Atlantico che dal Mediterraneo.
Non è raro che piova in Piemonte e faccia bello in Valle d’Aosta, anche se le previsioni meteo annunciano maltempo su tutte e due le regioni.
Lo scorso fine settimana erano previsti temporali pomeridiani il sabato e maltempo domenica. Per prudenza ho anticipato a sabato mattina la passeggiata prevista per domenica.
Questo post non riguarda gli escursionisti a cui non è mai successo, durante una piacevole escursione estiva in montagna, di essere all’improvviso bloccati da uno o più cani dall’aspetto feroce che con alti latrati e digrignìo di denti tentano di respingere il turista o di assaggiarne una gamba.
Una delle tante storie che si raccontano su Sant’Evanzio (Saint Evence) San Teodulo (Saint Théodule) e San Giuliano (Saint Julien), parla di tre fratelli appartenenti alla legione Tebea che, scampati al massacro che annientò l’intera legione, avrebbero trovato rifugio in Valle d’Aosta dove si diedero ad una vita di contemplazione nei romitaggi che portarono da allora il loro nome. Continua la lettura di La leggenda di Sant’Evanzio (Saint Evence)→
Io ero in rapporti personali con … Emilio Chanoux … gli avevo dichiarato che il partito d’Azione s’impegnava a sostenere la causa dell’autonomia amministrativa valdostana; ma gli avevo pure chiesto che un buon nucleo armato valdostano partecipasse nella lotta per la liberazione e l’occupazione di Milano. Chanoux morì tragicamente assassinato dalla polizia fascita, nel maggio. …Continua la lettura di Federico Chabod e la Valle d’Aosta→