Le prima menzione di attività siderurgica a Châtillon deriva da un conto della castellania di Lanzo del 1346 conservato all’archivio di Stato di Torino. In quell’anno il magister Hugoninus de Castellione fabbricò alcuni sclopeti (degli schioppi, piccoli cannoni del peso di 60 libbre, circa 20 kg) per la marchesa del Monferrato e il castello di Lanzo1.
Maria Vassallo, Châtillon in età moderna, Le Château edizioni, Aosta, 2001, ISBN 88-87214-80-8, pag. 127[↩]
Il 22 aprile 1906 venne redatto l’atto costitutivo della società per la costruzione del Grand Hôtel Billia con una capitale sociale di 650’000 lire ripartiti in 62 azioni. I 21 azionisti della costituenda società festeggiarono l’evento con banchetto all’Hôtel de Rome alla presenza dell’intero consiglio comunale di Saint-Vincent1.
Il giornale Le Mont-Blanc scrisse che il conte Ettore Passerin d’Entrèves, a nome di Châtillon, si rallegrò per la crescente prosperità di Saint-Vincent. Nessuno dubitò che tali nobili sentimenti non fossero condivisi da tutti i concittadini da lui rappresentati.
Il Grand Hôtel venne inaugurato il 5 giugno 19082.
Il Signor Bordon rag. Maurizio, presidente della Società Cervino Autotrasporti filovia, così scriveva al giornale Le Mont Blanc di Aosta1: “Vorrete pubblicare nel vostro giornale Mont-Blanc della settimana prossima la seguente risposta a chi scrive sul vostro giornale di questa settimana da St. Vincent riguardo al “tram elettrico”.
“C’è solo da augurarsi che il grande Santuario possa un giorno ripopolarsi di visitatori, seguendo i tracciati da realizzare e percorsi organizzati per turisti, al fine di permettere visite di comitive … nella nuova luce di un passato che non poteva più continuare a rimanere nascosto sotto la vegetazione in un silenzio … di tomba“1
Le macine della Valmeriana sono ricavate dalla pietra ollare, una pietra che prende il nome dal latino “olla“, pentola, perché è stata utilizzata sin dalla preistoria per realizzare oggetti che resistessero al calore come pentole, stufe2 e stampi per le fusioni. Grazie alla sua bassa durezza e alla facile lavorabilità in antichità sono stati costruiti persino dei bracciali in pietra ollare3. Continua la lettura di Le macine della Valmeriana→
Mario Catalano, Santuario astronomico delle ruote cosmiche in Val Mariana, Diffusioni Grafiche SpA, Villanova Monferrato, 2002, pag. 10[↩]
Nel 1838 il comune di Champorcher affidò all’artista Perruchon la costruzione di una stufa in pietra ollare per scaldare la scuola e la sala del consiglio – in Fausta Baudin, Champorcher la storia di una comunità dai suoi documenti, Arti Grafiche Duc, Aosta, 1999, pag. 204[↩]
Paolo Castello, Stefano de Leo, Pietra ollare della Valle d’Aosta: caratterizzazione petrografica e inventario degli affioramenti, cave e laboratori in Bulletin d’Études Préhistoriques et Archéologiques Alpines, 2007,18, Aoste, versione digitatale disponibile qui. – Pag. 53[↩]
La prima testimonianza di un viaggio lungo la Via Francigena è dell’arcivescovo di Canterbury Sigerìco che nel 990 si recò a Roma per ricevere il Pallio ed annotò le tappe percorse durante il viaggio di ritorno.
Il Cervino da Milano si vede ma occorre salire in mongolfiera e superare i 2000 metri di quota. Solo a grande altezza si vedrà comparire lentamente la sua punta rocciosa dietro i ghiacciai del Monte Rosa che lo nascondono alla vista dalla pianura meneghina.
L’arca del diavolo di Pontey è una tomba lunga due metri e larga circa 110 cm scavata nella roccia per una profondità di circa 70 cm. L’asse maggiore è orientato in direzione est-ovest ed il fondo è inclinato verso est di circa 10 gradi. Continua la lettura di L’arca del diavolo di Pontey→
Jean Pierre Obert, parroco di Challand-Saint-Anselme nel 1820 descriveva così la pietosa usanza del répit.
“Quando una donna partorisce un bambino senza vita, spesso i parenti portano il bambino in uno dei Santuari intitolati alla Santa Vergine. Là fanno celebrare una messa, se trovano dei sacerdoti che si prestano, altrimenti recitano preghiere o fanno delle offerte con l’intenzione di ottenere che il bambino dia, in tale circostanza, qualche segno di vita e lo battezzano. Quasi tutti, secondo quanto è riportato, sono esauditi. Tornano a casa e tranquillizzano papà e mamma, che credono semplicemente che s’è operato un miracolo nei confronti del loro bambino. Questa affermazione fa sì che le donne incinte siano meno attente durante la gravidanza e che la menzogna si propaghi con la superstizione. Sarebbe bene ordinare che quando una madre ha partorito una bimbo morto lo si consegni subito al parroco per dargli sepoltura in un luogo a ciò destinato”1.
Jean-Auguste Voulaz, La paroisse de Saint-Anselme de Challand, Pheljna ed., Aosta, 1998, pag. 48, libera traduzione italiana di Gian Mario Navillod[↩]
Una gentile signora mi ha chiesto delle informazioni su Chamois, il comune più alto della Valle d’Aosta. Le ho risposto così:
Cara ***, se vuole visitare Chamois, l’unico comune delle Alpi dove si vive senza è automobili è facilissimo: da Milano parte ogni giorno il pullman autostradale per Cervinia, ci sale sopra e in un paio d’ore di viaggio arriva alla partenza della funivia per Chamois.Continua la lettura di Chamois→